Sumud: cosa può un corpo!
Esiste un filo rosso che lega la colonizzazione dei popoli del Sud Globale, in particolare del popolo palestinese, e la colonizzazione che si esercita attraverso il dispiegamento del potere psichiatrico. Fatte le dovute proporzioni, il corpo di un* palestinese e il corpo di una persona con sofferenza psichica sono due corpi che rispondono a una stessa logica paradossale: un’esclusione che nomina, norma, reprime e uccide e che però produce, allo stesso tempo, lo scarto politico proprio di una forma di vita alternativa, indocile e resistente alle forme del controllo capitalista.
È per questo motivo che la Palestina è diventata oggi più che mai l’emblema di una resistenza e di una lotta che incarna a livello mondiale il rifiuto dello sterminio in corso contro l* abitant* della Striscia di Gaza e della Cisgiordania e la resistenza di chi prova a vivere fino in fondo la propria diversità – il proprio essere irriducibilmente unic. È tristemente noto il ruolo che la psichiatria e il potere-sapere medico in generale hanno svolto e svolgono nella storia dell’occupazione della Palestina da parte di Israele. Dalla sperimentazione di nuovi farmaci sui corpi de prigionier* palestines, all’utilizzo dei loro cadaveri come riserva di organi espiantabili; dalla sistematica disabilitazione attraverso la gambizzazione mirata, allo sfruttamento delle tecnologie mediche più all’avanguardia nello svolgimento degli interrogatori. Gli strumenti della psichiatria come l’elettroshock, la contenzione e la somministrazione forzata di farmaci e di allucinogeni vengono adottati dai torturatori dei regimi coloniali durante gli interrogatori. I medici che controllano lo stato di salute de prigionier* condividono con chi li interroga le informazioni relative ai punti deboli fisici e psicologici riscontrati.
Il fine è l’esercizio del potere attraverso l’umiliazione, spezzando lo spirito e l’umanità delle persone oppresse e costringendo alla passività.
Israele si presenta al mondo come “alternativa progressista” ad un Medio Oriente altrimenti “arretrato” e si propone come ardente sostenitore anche delle persone con disabilità. La verità è che la politica calcolata di invalidazione di massa di Israele è parte integrante della sua sopravvivenza come colonia e del mantenimento dell’occupazione della terra palestinese. Le organizzazioni psichiatriche, presentandosi come organismi neutrali, collaborano con il colonizzatore mantenendo le persone palestinesi in un costante stato di vittimizzazione, bisognose di essere salvate.
Ci sono, inoltre, aziende farmaceutiche israeliane con fatturati di centinaia di milioni di euro, come TEVA che produce farmaci generici di cui molti psicofarmaci.
TEVA, con sedi sulle terre palestinesi rubate, finanzia l’esercito israeliano e trae pieno profitto dal regime economico imposto dall’occupazione, mantenendo il monopolio sul mercato dei farmaci e penalizzando gravemente l’economia della Palestina.
La condizione della persona palestinese che resiste all’espulsione fuori dalla sua terra e quella delle persone “malate mentali” cronicizzate, condannate senza possibilità di guarigione a una terapia distruttiva, sono due versioni di una stessa dinamica escludente.
La partecipazione della rete antipsichiatrica alla giornata di oggi, e in generale alle mobilitazioni per la Palestina libera e contro il genocidio a Gaza, è quindi un gesto forse inusuale, ma sentito e in ultima istanza dovuto.
Scendiamo in piazza perché i nostri corpi sono colonizzati dalla psichiatria.
Scendiamo in piazza perché la reclusione e l’oppressione iniziano nel quotidiano.
Scendiamo in piazza perché solo insieme, contro ogni imposizione colonialista, e contro la distinzione tra una presunta normalità e una presunta patologia, si resiste, si insorge e si realizzano nuove forme di vita.
Assemblea Rete Antipsichiatrica
(rete di collettivi e singole persone)
Email: assembleantipsichiatrica@inventati.org
https://assembleareteantipsichiatrica.noblogs.org/